Il valore aggiunto di una visita guidata sta nella capacità di coinvolgere anche chi, solo in un museo, batterebbe presto la ritirata di fronte alla gran quantità di nozioni, concetti, dettagli da assimilare. Eventualità tutt’altro che remota nel caso del Museo di Pithecusae a Lacco Ameno, uno dei pochi in Italia a vantare un percorso ceramico che va dal neolitico all’epoca romana. Ecco allora spiegata l’importanza di una guida in grado di condurre il visitatore alla scoperta di una storia affascinante e complessa qual è quella dell’isola d’Ischia.
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Storia che viene troppo spesso ridotta al solo periodo greco trascurando tutto ciò che c’è stato prima e dopo. Ischia, infatti, come attestano i numerosi reperti trovati in zona Castiglione è abitata sin dal 3.500 a.C. e, quel che è più importante, ha continuato ad esserlo anche dopo la fine di Pithecusa. I reperti della colonia di Aenaria, insieme ai bassorilievi ritrovati nel 1759 in un terreno attiguo alla sorgente di Nitrodi, testimoniano che quella romana non fu una presenza sporadica. Al contrario, le scoperte ultime nella baia di Cartaromana lascerebbero supporre un insediamento stabile, con ogni probabilità spazzato via da un evento vulcanico tra il 120 e il 150 d.C.
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Anche, però, a soffermarsi sulla colonia di Pithecusa non bisogna commettere l’errore di considerare soltanto la Coppa di Nestore. Senza assolutamente volerne sminuire l’importanza storica, nel Museo di Villa Arbusto ci sono anche altri reperti ceramici di assoluto valore. Solo per citarne due: il “Cratere con scena di naufragio” e il vaso allungato (“lekythos” in greco) recante un motivo molto caro al ceramografo dell’isola di Eubea noto come “Pittore di Cesnola”.
Il “Cratere con scena di naufragio”, rinvenuto anch’esso nella necropoli di San Montano, è il più antico esempio di pittura vascolare figurativa mai trovato in Italia. La scena, con l’immagine di un marinaio inghiottito da un pesce enorme (gli altri marinai giacciono senza vita in mare) racconta l’importanza che i Greci attribuivano alla sepoltura: ai corpi che non avevano possibilità di esser seppelliti toccava in sorte la dannazione eterna. Quanto, invece, al motivo del “Pittore di Cesnola” (un albero sacro fiancheggiato da una coppia di capri rampanti) per trovarne uno identico bisogna andare al Metropolitan Museum di New York, dove sono custodite le ceramiche di questo pittore eubeo. Il fatto che a migliaia di chilometri di distanza vi sia corrispondenza di motivi decorativi è un’altra prova – oltre alla Coppa di Nestore – dell’importanza della colonia pithecusana, il primo avamposto (non il più importante) della civiltà greca nel bacino del Mediterraneo occidentale.
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Quello cui finora si è accennato è solo un minimo compendio del racconto dell’archeologa Mariangela Catuogno, responsabile delle visite guidate nel Museo di Pithecusae. Museo che – abbiamo detto – si trova all’interno di quella Villa Arbusto che fu dimora ischitana del Cavaliere Angelo Rizzoli. Nella villa, ovviamente, c’è anche una sala dedicata alla figura dell’uomo, principale artefice della rinascita turistica dell’isola d’Ischia subito dopo la seconda guerra mondiale.
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