È vero, Ischia è un'”isola di terra“. La prima isola del Mediterraneo occidentale in cui i Greci introdussero le fondamentali coltivazioni dell’olivo e della vite.
Ma questa è solo una parte della storia. L’altra è che Calcidesi ed Eretriesi provenienti dall’isola di Eubea portarono con sè anche ami e piombi per la pesca, come emerso dagli scavi archeologici realizzati a Panza (località Punta Chiarito) tra il 1993 e il 1995.
Perciò va bene sottolineare le differenze, ma bisogna fare attenzione a non enfatizzarle oltremodo. Anzi, chi volesse approfondire storia e cultura dell’isola più grande del Golfo di Napoli, farà bene a rivolgere la propria attenzione soprattutto alla minoranza dei pescatori concentrata nei borghi di Sant’Angelo e Ischia Ponte.
Sono loro, infatti, i custodi delle ricorrenze maggiormente sentite a livello locale. Compreso il coniglio all’ischitana che – non tutti sanno – era il pasto più consumato a bordo delle imbarcazioni di ritorno dal pellegrinaggio alla chiesetta di Sant’Anna che ha dato poi il là alla celebre festa del 26 luglio.
Ma il “peso” dei pescatori e della pesca a Ischia, non riguarda solo religione e tradizioni popolari. Non è un caso che alcuni degli artisti di maggior talento nati e/o vissuti sull’isola abbiano dedicato proprio ai pescatori cicli pittorici piuttosto lunghi. Solo per dirne due: Eduard Bargheer e Gabriele Mattera hanno passato ore, mesi, anni a ritrarre i pescatori di Forio (il primo) e quelli dell’antico “Borgo di Celsa” (Mattera).
C’entra l’arte e c’entrano le leggende. Come quella della coda del diavolo (“a cor ’e zefere” in dialetto) e l’altra, più famosa, della Grotta del Mago.
Insomma, quasi non c’è ambito della vita sociale e culturale dell’isola d’Ischia in cui i pescatori non siano presenti a dispetto del loro “essere minoranza“. Per rendersene conto, bisogna approfondire singolarmente ciascuno dei punti cui sinora accennato.
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