Uno degli aspetti più interessanti delle isole flegree è la profonda devozione degli abitanti. Sono tante le ricorrenze religiose che scandiscono i mesi, le settimane e le giornate di questi territori, spesso con una partecipazione massiccia, in controtendenza rispetto a quanto avviene altrove in Italia.
Nel caso di Procida è sufficiente sbarcare sull’isola per rendersi immediatamente conto di questo pathos diffuso. Al centro della marina, infatti, c’è la Chiesa Santa Maria della Pietà e San Giovanni Battista, un edificio del ‘600 pieno zeppo di ex voto (timone, ancora, velieri ecc.) rivelatori dell’identità marinara della piccola “isola di Arturo”.
Circa 2 chilometri più su, nella centralissima Piazza dei Martiri, invece, c’è il Santuario Santa Maria delle Grazie. La fede religiosa, in questo caso, passa per l’omaggio alla Madonna di oggetti d’oro e d’argento. Una consuetudine risalente al 1854, anno in cui il golfo di Napoli venne colpito da una violenta epidemia di colera.
L’intercessione della Madonna, secondo i procidani, scongiurò il peggio, di qui la devozione nei suoi confronti. Un dato che suggerisce come il sentimento religioso, a certe latitudini, più che nutrirsi di aspetti dottrinari, maturi su vicende che hanno a che fare con la quotidianità e le difficoltà della vita.
C’è un altro aspetto, però, su cui val la pena riflettere. Le chiese, nella stragrande maggioranza dei casi, sorgono in posizione dominante rispetto al contesto. Vale per la Chiesa Santa Maria della Pietà e San Giovanni Battista al centro della Marina di Procida; vale ancor di più per la Chiesa Madonna delle Grazie affacciata sul bellissimo borgo della Corricella.
Infatti la visita dei due punti di interesse può essere benissimo fatta in sequenza, magari aggiungendo all’itinerario pure l’ex carcere di Procida recentemente aperto al pubblico.
Tornando alla chiesa, si tratta di un edificio barocco, a croce greca, riccamente decorato con stucchi e disegni floreali. A suggerirne la costruzione, nel 1679, l’allora arcivescovo di Napoli Innico Caracciolo.
All’interno, oltre agli stucchi cui abbiamo accennato in precedenza, val la pena soffermarsi sulla pala d’altare raffigurante la Madonna delle Grazie alle spalle dell’altare maggiore. Nel 1924, anno in cui la chiesa venne elevata a Santuario, all’immagine della Madonna vennero apposte delle corone.
Oltre a questo, ci sono altri 4 altari intitolati rispettivamente a San Giuseppe, Santa Maria Goretti, San Francesco d’Assisi e l’Addolorata. Nella sagrestia, infine, c’è un dipinto del ‘700 di scuola napoletana raffigurante l’Immacolata con Santa Lucia e San Gaetano da Tiene.
Da non perdere!