Secondo quanto asserito dal vulcanologo svizzero Alfred Rittmann in un celebre saggio del 1930 il Monte Epomeo non sarebbe un vulcano ma una struttura vulcano-tettonica generata dalla spinta di una massa magmatica poco profonda, che lo avrebbe fatto risalire di circa 800 metri in un millennio a una media di alcuni centimetri l’anno. In pratica, decine di chilometri cubi di magma emessi da una violentissima eruzione, nota appunto col nome di eruzione del Tufo Verde del Monte Epomeo (ca. 55.000 fa), sarebbero poi stati sollevati successivamente dal progressivo riempimento della stessa camera magmatica che aveva generato il fenomeno.
Quanto al nome, con tutta probabilità deriva dalla traslazione – dal greco, al latino, fino all’italiano – del verbo ἔπειμι [epeimi] che significa letteralmente “sovrastare”. Ed effettivamente con i suoi 789 metri sul livello del mare il Monte Epomeo sovrasta benevolo l’isola Ischia, oltre ad occuparne più di un terzo dell’intera superficie.
Negli ultimi anni poi, un’altra storia, a metà tra esoterismo e letteratura fantasy, ha contribuito a farne meta di curiosi alla ricerca di una fantomatica porta di accesso alla civiltà sotterranea degli Agharti, un popolo evolutissimo che, secondo i sostenitori della teoria della Terra Cava, abiterebbe, da millenni, le viscere della terra.
Agharti o no, vale assolutamente la pena raggiungere la vetta di questo blocco inclinato di tufo verde. Il panorama che si gode dall’alto abbraccia tutti i sei comuni dell’isola d’Ischia, la vicina Procida, la penisola sorrentina, Capri e le isole pontine. Tra l’altro, dalla piazza di Fontana, nella parte alta dell’omonimo comune di Serrara Fontana, il tragitto per raggiungere la cima del Monte Epomeo è molto agevole. Occorre circa un’ora per colmare un dislivello di poco più di trecento metri ed, eccezion fatta per l’ultimo tratto – un’antica mulattiera -, la strada è interamente asfaltata.
Non solo panorama, anche storia. In cima c’è un’antica chiesa del XV secolo dedicata al culto di San Nicola da Tolentino fatta erigere dalla numerosa e potente comunità agostiniana presente sull’isola d’Ischia già dal secolo precedente, e a cui si deve, tra le altre cose, anche l’edificazione della splendida chiesa del Soccorso di Forio.
La chiesa di San Nicola è un’importante testimonianza dell’antica architettura rupestre dell’isola, di cui si incontrano altre tracce soprattutto nel versante meridionale, nei comuni di Serrara Fontana e Barano d’Ischia, e nel bosco di castagni della Falanga, appena sotto la cima del Monte Epomeo, lato Forio.
Alla fine del XVI secolo la nobildonna Beatrice Quadra, tenutaria del convento di suore Clarisse all’interno del Castello Aragonese di Ischia volle farne un eremo, salvo poi rientrare nelle mura della fortezza scoraggiata dalle asperità del clima. Nei secoli successivi altri anacoreti scelsero il sito per dare seguito alla loro vocazione monastica. Tra questi, i più famosi furono Frà Giorgio Bavaro, un oriundo tedesco sepolto nella chiesa di S. Maria di Loreto di Forio e Giuseppe D’Argouth, in precedenza comandante della guarnigione militare del Castello Aragonese per conto dei Borbone.
Oggi che Ischia è una rinomata località balneare, nota in tutto il mondo per le sue spiagge e per le sue terme, l’escursione sul Monte Epomeo rappresenta un’alternativa di grande fascino alla solita giornata al mare, ancor di più in un giorno d’estate non particolarmente baciato dal sole.
Il percorso non presenta grosse difficoltà, salvo il rispetto delle normali prescrizioni in uso tra gli appassionati di trekking, tipo indossare scarpe e abbigliamento adatti, disporre di una scorta sufficiente di acqua ed evitare per la salita le ore più calde della giornata. Bello poi che tra gli abitanti della frazione di Fontana sia sopravvissuta la consuetudine, prima ancora che un mestiere, di accompagnare i visitatori che lo volessero in cima a dorso di mulo.
Il top resta comunque guadagnare la vetta prima del tramonto, passare la notte all’addiaccio, naturalmente debitamente attrezzati e mai di inverno, e attendere le prime luci dell’alba nella magica cornice dell’Epomeo, il gigante buono dell’isola d’Ischia.
Come ristrutturazione e un vero disastro , aver ristrutturato un opera del Xv secolo e farlo apparire come una costruzione della fine anni 70 , con piastrelle di cotto belle squadrate e rosse , lontane da un pavimento di cotto fatto a mano e poi , il vero capolavoro e’ stato intonaci alle pareti di roccia con un banale intonaco rifinito con fratta zo di spugna . Un restauro da Mastro muratore con la 5• elementare altro che Architetti abilitati alla ripres di beni di così l’antica fattura . Oggi visitare il vecchi monastero o girare nelle biglietterie del porto Ad Ischia e’ la stessa cosa . Complimenti agli architetti . Che figura di merda di lavoro.