L’isola d’ischia è giustamente descritta come un’ “isola di terra, dove l’agricoltura, molto più della pesca, ha rappresentato per secoli la prima fonte di sostentamento dei locali. Merito della fertilità del suolo vulcanico che ha permesso a tanti ischitani di sottrarsi alle insidie ricorrenti dell’andar per mare. Quest’appunto però non autorizza a dire che Ischia è priva di una propria tradizione marinara. Anzi, le tracce del “rapporto liminale” – come solo può esserlo su un’isola – tra l’uomo e il mare, risalgono qui addirittura al neolitico superiore, quindi a circa 3500 anni fa.

Prova ne sono i reperti archeologici rinvenuti da Giorgio Buchner in una tomba nella necropoli di San Montano (Lacco Ameno), o quelli successivi portati alla luce sulla collina di Punta Chiarito (Forio) dalla Soprintendenza dei beni archeologici di Napoli e Caserta, tra il 1993 e il 1995.

Ami e piombi di diverse misure che, tra l’altro, testimoniano di una straordinaria continuità tra gli antichissimi metodi di pesca utilizzati dai coloni Greci e tecniche ancora oggi utilizzate come la pesca al tramaglio.

tramaglio

Quel che è certo la pesca è stata per secoli un’attività molto rischiosa, con un’elevata possibilità di non fare ritorno a casa, come sanno bene i vecchi pescatori di Ischia Ponte, depositari di racconti terribili con scialuppe salpate a remi alla volta di Sicilia e Sardegna e mai più tornate indietro.

Di contro, proprio il mare con le sue insidie ha contribuito a cementare forti legami di solidarietà tra i pescatori del villaggio: relazioni oggi scalfite dagli enormi progressi tecnologici, ma non del tutto scomparse. Questo perchè la pesca ischitana non si è evoluta in un’industria con grossi equipaggi e sofisticate apparecchiature di supporto, come invece è accaduto per la vicina Procida che vanta una flotta di pescherecci tra le più importanti del Mediterraneo.

In altri termini, la pesca a Ischia rimane un’attività selettiva, con poche maestranze che ci vivono e, al contrario, un nutrito numero di appassionati e sportivi.

Calamari, dentici, palamiti, lampughe, totani, per non dire di specie più pregiate come tonni, cernie, corvine, ombrine, a Ischia si pesca di tutto e tutto l’anno. Merito dell’alternanza di fondali sabbiosi e fondali rocciosi, nonché della particolare collocazione dell’isola d’Ischia nel bacino del Mediterraneo. Di fatto, Ischia rappresenta il confine naturale sia delle specie che abitano il Mediterraneo meridionale (confine settentrionale), che delle specie che preferiscono le acque leggermente più fredde del Mediterraneo settentrionale (confine meridionale).

tonni

Un millenario equilibrio di straordinario interesse storico e scientifico, minacciato oggi dall’inquinamento e dall’aumento del numero di natanti nel Golfo di Napoli. Nonostante le criticità, cui si sta cercando di rimediare con i regolamenti sempre più stringenti previsti dall’AMP del Regno di Nettuno, ancora oggi nei mari di Ischia si fanno incontri straordinari con balenottere, capodogli e, soprattutto, delfini, specie che da sempre popolano e si riproducono nel canyon sottomarino di Cuma lungo la costa nord – occidentale dell’isola.

delfino

Non solo quindi la pesca, anche il whale watching dalle nostre parti, nella splendida isola d’Ischia, è in grado di regalarvi emozioni uniche che rimangono impresse per tutta la vita.

Basta solo venire, Ischia vi aspetta!