Microclima e fertilità del suolo sono i due aspetti che spiegano la ricchezza della vegetazione spontanea dell’isola d’Ischia. L’appellativo di “isola verde”, l’altro nome con cui Ischia è conosciuta in tutto il mondo, non è perciò una trovata pubblicitaria ma la realtà di un territorio talmente ricco di boschi sempreverdi, pinete, macchia mediterranea, specie vegetazionali rarissime da poter essere paragonato a poche altre realtà del Mediterraneo occidentale, e non solo.
Le pinete del versante nord-orientale dell’isola, nei comuni di Ischia, Casamicciola Terme e Barano, sono forse l’esempio più appariscente della straordinaria ricchezza della flora ischitana, non foss’altro per la loro accessibilità. Ettari di macchia mediterranea a ridosso dei centri abitati significano qualità della vita tanto per chi ha il privilegio di viverci, quanto per chi decide di venirci in vacanza.
La loro piantumazione è avvenuta in periodi successivi, ma quelle più antiche sono state realizzate tra il 1850 e il 1854 nel comune di Ischia da Giovanni Gussone, botanico di corte prima con Francesco I e poi con Ferdinando II di Borbone. Fu proprio quest’ultimo a commissionare al Gussone la sistemazione a pineta di un’area di circa 24 ettari dal centro di Ischia fin quasi sulla costa.
Il noto botanico – autore, tra l’altro, di una monumentale opera di catalogazione delle specie vegetali endemiche dell’isola d’Ischia intitolata “Enumeratio Plantarum Vascularium in Insula Inarime sponte provenientium vel oeconomico usu passim cultarum” – scelse di impiegare il Pinus pinea, meglio noto come Pino domestico, scommettendo, a ragione, sulla facilità di adattamento di questa conifera al suolo vulcanico dell’isola.
Le altre pinete sono state per lo più impiantate tra il 1930 e il 1950, portando quest’importante polmone verde a più del 10% dell’intera superficie boscata del territorio.
Non solo pinete. Il patrimonio boschivo dell’isola d’Ischia è composto anche di querce, lecci, castagni, per non dire delle moltissime specie sub-arbustive che popolano il sottobosco: corbezzolo, mirto, ferula, finocchietto marino, ginestre, ma anche capperi, origano, rosmarino.
Tutto cresce in abbondanza, quasi che la natura abbia qui tempi di riproduzione più veloci che altrove, compresa la diffusa coltivazione della vite e di altri alberi da frutto, – aranci, limoni, peschi, meli -, ma vale ancor di più per la avifauna ischitana, che è caratterizzata dalla ricca e interessante presenza di moltissime specie: alcune stanziali come il pettirosso, il merlo, il falco pellegrino e, da qualche anno, la tortora; più spesso migratorie come la beccaccia, la quaglia e rapaci come il nibbio e il falco di palude. Tra i mammiferi, va segnalata la presenza del coniglio selvatico nel sottobosco del Monte Epomeo, nella macchia costiera e nelle zone agricole abbandonate. Sui versanti costieri incontriamo invece in forma stanziale diverse specie di Gabbiano, da quello comune al più famoso Gabbiano Reale.
La Regione Campania, in attuazione di due successive Direttive Comunitarie denominate “Habitat” (92/43/CEE) e “Uccelli” (79/409/CEE), ha individuato sull’isola d’Ischia i Siti di Importanza Comunitaria (SIC) in ottemperanza alla prima direttiva e le Zone di Protezione Speciale (ZPS) ai sensi della seconda, per salvaguardare, valorizzare e gestire la straordinaria biodiversità dell’isola d’Ischia.
(il codice di ciascun Sic è composto di 9 caratteri di cui i primi due rappresentano il codice ISO dello Stato membro)
Fanno parte delle zone Sic tutte le pinete dell’isola d’Ischia, le rupi costiere e le 14 stazioni dove cresce il raro “Cyperus Polystachyus” o papiro delle fumarole, una specie rara che cresce in prossimità delle sorgenti fumaroliche che si incontrano in giro per l’isola, da quella di Fondo d’Oglio nel comune di Casamicciola, alla pineta di Fiaiano, passando per la bocca di Tifeo nella piana di Montecorvo, Forio.
Insomma Ischia ha una varietà di fauna e flora difficilmente riscontrabile in altre località che merita – insieme al suo mare, dal 2007 inserito nell’AMP Regno di Nettuno – di essere protetta e valorizzata anche per il ritorno turistico che la specificità ambientale dell’isola è in grado di garantire nel tempo alla comunità locale.