La milllenaria storia dell’isola d’Ischia può essere in parte spiegata attraverso i suoi miti di fondazione. Grandi racconti epici che sottolineano, sia pure in maniera enfatica, i passaggi decisivi della comunità locale nel corso dei secoli.
Così, se alle due leggende di Tifeo e dei Cercopi si fa ricorso per spiegare l’ingresso di Ischia nell’antichità e, per la modernità ci si rivolge invece al saggio “De remedi naturali che sono nell’isola di Pithecusa, hoggi detta Ischia” (1586), del medico calabrese Giulio Iasolino – è al Cavaliere Angelo Rizzoli (1889 – 1970) cui generalmente si fa riferimento per spiegare l’attuale configurazione socio-economica dell’isola.
Gli investimenti alberghieri realizzati a Ischia dall’imprenditore milanese quasi sempre sono stati assunti dalla pubblicistica, non solo quella turistica, come lo spartiacque economico e sociale della comunità isolana. Le opere senza cui nulla – turismo, benessere, occupazione – sarebbe mai stato realizzato. Va da sé che è esagerato fare di Angelo Rizzoli l’artefice unico dello sviluppo turistico dell’isola, anche se è proprio l’eccessiva enfasi celebrativa che, per altro verso, chiarisce l’importanza che ha avuto l’uomo nel portare Ischia fuori dalle difficoltà della guerra.
Rizzoli sbarcò a Ischia nel 1950 per controllare se aveva ben investito i 50 milioni di lire prestati al ginecologo milanese e suo amico personale Piero Malcovati, deciso, quest’ultimo, a rilanciare le terme isolane. Dapprima riottoso sull’operazione, ben presto rimase stregato dalla bellezza dell’isola, in particolar modo da Lacco Ameno dove, più che negli altri comuni, c’erano condizioni favorevoli all’avvio di una serie di acquisizioni finalizzata alla realizzazione di un importante polo alberghiero.
Fu così che si procedette all’acquisto delle vicine Terme Regina Isabella e delle Terme Radium Santa Restituta per farne un unico complesso alberghiero, quell’Albergo della Regina Isabella (con annessa depandance, Royal Sporting) ancora oggi, che sono passati di più di cinquant’anni, fiore all’occhiello dell’intera isola d’Ischia. Per non dire dell’acquisizione e ristrutturazione dell’Hotel Terme Manzi di Casamicciola Terme e della costruzione, di nuovo a Lacco Ameno, dell’Hotel Reginella con all’interno, addirittura, cinema e teatro per l’intrattenimento della clientela d’élite.
Tutto in soli sei anni, dal 1951 al 1957. Dieci, se consideriamo la realizzazione, nel 1961, di un’infrastruttura fondamentale per l’isola d’Ischia come l’ospedale pubblico intitolato alla moglie Anna.
Ma la storia imprenditoriale di Angelo Rizzoli sull’isola d’Ischia è anche una serie di occasioni andate perse, come la mancata realizzazione di un piccolo aeroporto nella piana di Campotese a Forio, o la valorizzazione turistica dei bacini idrotermali di Nitrodi e dell’Olmitello a Barano d’Ischia. Ciò nonostante il rapporto con Ischia andò al di là della legittima tutela dei suoi interessi alberghieri, se è vero, come è vero, che dopo l’acquisto della bellissima Villa Arbusto, residenza patrizia della fine del XVIII secolo sul corso di Lacco Ameno, Angelo Rizzoli ne fece, sia pure per un breve periodo, addirittura primo e più importante domicilio fiscale (oggi museo intitolato proprio al Commendatore Rizzoli).
Non solo. Nei tumultuosi ‘50 del ‘900 il Cavaliere attivò tutti i suoi canali editoriali – cinematografici e giornalistici – a sostegno dell’immagine dell’isola d’Ischia e, naturalmente, dei suoi interessi. “Suor Letizia”, “Vacanze ad Ischia”, “Appuntamento a Ischia”, “Ischia operazione amore” furono tutte pellicole commerciali funzionali ad una più ampia strategia di quello che oggi si chiama marketing territoriale, teso a promuovere un’isola che in quegli anni veniva letteralmente presa d’assalto dal jet-set internazionale.
La morte di Rizzoli nel 1970 segna in qualche modo anche la fine, o quanto meno il progressivo ridimensionamento, di un turismo d’élite che negli anni successivi ha preferito rivolgersi altrove, dalla vicina Capri alla Costa Smeralda. A Ischia è restato il primato di località turistica di massa, di isola dai grandi numeri, meta privilegiata del mercato tedesco in ragione del tasso di cambio vantaggioso con il marco e, sul fronte interno, di quel ceto medio che per molti anni è stato il vero motore della crescita in Italia.