Nella millenaria storia dell’isola d’Ischia sono molti gli uomini e le donne che hanno trovato riparo sulla vetta del Monte Epomeo. Eremiti soprattutto, ma anche persone in fuga: chi dalla terribile pirateria turca che per secoli ha infestato le coste del Mediterraneo; chi dalle maglie della giustizia.
Come i due briganti che in uno dei sentieri che conducono in cima al monte tesero un’imboscata a Giuseppe D’Arghout (1704-1778), il comandante della guarnigione militare del Castello aragonese che era sulle loro tracce.
Scampato miracolosamente alla morte, D’Arghout decise di far voto a San Nicola e trasferirsi nell’eremo che sorge proprio in cima al monte, come prima di lui avevano fatto le suore clarisse di Beatrice Quadra (poi riparate all’interno del Castello aragonese) e tale Fra Giorgio Bavaro, oriundo bavarese sepolto nella Basilica Santa Maria di Loreto a Forio.
Una scelta, quella dell’eremitaggio, certamente aiutata dall’aura mistica che circonda l’Epomeo. Un’atmosfera contemplativa che, oltre all’ascesi spirituale, negli ultimi anni ha incoraggiato addirittura la nascita di un filone esoterico.
Stiamo parlando dei sostenitori della teoria della Terra Cava secondo cui, appunto, la vetta del monte sarebbe una delle entrate per il centro della Terra abitato dall’evolutissima civiltà degli Agharti.
Nel caso di Ischia questa convinzione non solo è suffragata dall’esistenza di antiche mappe in cui verrebbe indicata la cima dell’Epomeo come porta d’ingresso, ma anche dall’esistenza di una piccola base Nato.
La presenza degli americani, da sempre al centro di racconti fantascientifici sulla presenza più o meno occultata di altre forme di vita, inevitabilmente ha finito per solleticare la fantasia dei fan di questo genere letterario.
Esoterismo e fantascienza a parte, l’Eremo di San Nicola rappresenta un’importante attrazione turistica per Ischia. Un’attrazione finalmente restituita alla collettività dopo diversi anni di incuria e relativo oblio.
Il comune di Serrara Fontana, infatti, ha provveduto al restauro dell’eremo e dell’annessa chiesina di San Nicola. In attesa di conoscere la definitiva destinazione d’uso, chiesa e monastero di tanto in tanto vengono aperti al pubblico.
Come ai primi di gennaio quando, su iniziativa dell’Associazione Terra e del comune, si fa nascere il “bambinello” in chiesa. Un evento che piace sia ai residenti che ai turisti che scelgono gennaio per le proprie vacanze a Ischia.
Del resto, la chiesa di San Nicola ben si presta a questo tipo di rappresentazione in cui, oltre al dato religioso non manca quello folcloristico, improntato alla convivialità tipica dell’isola d’Ischia. Insomma, all’elenco delle cose da vedere a Ischia, aggiungete l’eremo di San Nicola. Noi l’abbiamo detto. Ora tocca a voi. Ischia Vi aspetta!
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