Sono le storie semplici che durano più nel tempo. Quelle che prendono forma da una serie di circostanze che si incastrano e danno vita a una trama perfetta. Anche se, nel caso in questione, più che la trama conta la ricetta!
Correva l’anno 1977 e l’Italia viveva uno dei tornanti più difficili della sua travagliata storia repubblicana: strategia della tensione; brigate rosse; inflazione; compromesso storico. A Ischia no, in quegli anni arriva solo la eco mediatica di quelle vicende politiche. Negli anni ‘70 sull’isola il turismo era in piena espansione e aveva già garantito un miglioramento economico e sociale impensabile se confrontato con le condizioni di partenza dell’immediato dopo guerra. La mobilità sociale non era, come ora, un concetto accademico, per di più usato negativamente per spiegare che il “paese non cresce“. Al contrario, chi era intraprendente e aveva voglia di fare, trovava il modo di esprimere le sue ambizioni.
A.M. e M.A. erano due ragazzi ischitani che appunto avevano idee e capacità di metterle in pratica. Nell’estate di quell’anno decidono di aprire un pub-paninoteca nella bella cornice del borgo marinaro di Ischia Ponte. È un successo! I giovani la frequentano e i due “sfornano” panini a ritmo crescente lavorando fino all’alba.
È in questo clima fatto di spirito gaudente e lavoro duro che salta fuori l’idea della “Zingara”, il panino simbolo dell’isola d’Ischia. Del resto, l’ingrediente più importante, il pane, era davvero a portata di mano! Lo storico panificio di Boccia si trovava, e si trova ancora, a poche centinaia di metri dal Pub dei due giovani. Pure il Pub è ancora lì, anche se non lo gestiscono più A. e M., che nel frattempo hanno cambiato completamente lavoro, ottenendo in altri campi le stesse soddisfazioni di allora.
Dunque sono le “mitiche” fette di pane di Boccia l’ingrediente base su cui poi i due hanno aggiunto mayonese, fior di latte, pomodoro per l’insalata e prosciutto crudo. La lattuga no, è stata aggiunta dopo, come pure successiva è l’alternativa del panino invece che le fette di pane. Questioni di principio che non mancano mai in cucina e che, ancora oggi, non smettono di far discutere!
Il passo seguente fu come chiamare questa bontà. E qui sta la seconda circostanza o, se vogliamo, l’altro colpo di genio che ha decretato la fortuna commerciale di questo panino. Sono stati scritti migliaia di saggi sull’importanza del brand, o più semplicisticamente sulla necessità di “azzeccare” il nome. All’epoca “Zingara” fu un’intuizione, a dimostrazione dello “stato di grazia” dei due giovani ischitani in quella lontana estate del 1977! Gli affari andavano alla grande e la Zingara faceva il suo ingresso in società. Prezzo: 900 lire!
Son passati 30 e passa anni e questo panino – assieme al coniglio all’ischitana, la vendemmia, le terme, il mare, il sole e tanto altro -, è entrato nell’immaginario collettivo dell’isola d’Ischia. Dobbiamo perciò essere grati ad A. e M. i due amici che hanno inventato questa leccornìa. In un certo senso, anche se indubbiamente si tratta di fatti minori, frivoli, con la zingara hanno fatto la storia dell’isola più grande del Golfo di Napoli.
Ingredienti:
2 fette di pane cafone intere, spesse 1,5/2 cm; | pomodoro per l’insalata; |
mayonese; | prosciutto crudo; |
lattuga; | fior di latte o mozzarella; |
Procedimento: (1) spalmare la mayonese (non molta) su entrambe le fette di pane; (2) aggiungere una o due foglie di lattuga; (3) pomodoro per l’insalata tagliato a fette sottili; (4) prosciutto crudo di qualità – San Daniele o Parma per intendersi; (5) fior di latte o mozzarella – non troppo acquosa altrimenti il pane si spugna. A questo punto chiudere le fette e poi piastrarle, badando a non bruciare il pane.
Una padella o pure una piastra, rigorosamente a fiamma bassa, vanno più che bene, basta che siano abbastanza grandi per potervi adagiare le Zingare. Questo perchè di tanto in tanto bisogna girare le fette di pane per renderle croccanti e l’operazione deve essere la più agevole possibile.Va bene anche coprirle inizialmente con un coperchio, in modo da riscaldare meglio l’interno e scongiurare che a cuocersi siano soltanto le fette di pane. Le indicazioni di cui sopra valgono pure se si dispone di una comoda piastra elettrica, che però semplifica di molto la cottura del panino. Una volta che si è dorata da ambo i lati, basta disporre la zingara su un tagliere e dividerla in due con un coltello. Da ultimo avvolgere con un tovagliolo le due metà, così da servirle calde!
Buon appetito e tanti saluti dall’isola d’Ischia!