Le qualità sananti delle acque di Ischia hanno fama millenaria.
Già nell’VIII secolo a.C., i primi coloni Euboici, provenienti dalla Grecia, le utilizzavano per ritemprarsi, ma soprattutto per accelerare la guarigione delle ferite riportate in battaglia.
Non si conoscevano ancora gli antibiotici, ma già si comprendeva come le sorgenti termali potessero esercitare un’azione risanante.
Il loro merito era riferirsi ad un dato meramente empirico e assai poco scientifico, fondato interamente sull’osservazione.
Certo, siamo assai lontani dalla razionalità contemporanea e i Greci attribuivano i pregi delle acque ischitane alla magnanimità degli dei: su ogni sorgente, avevano eretto un tempio a mo’ di ringraziamento alla divinità.
Se i Greci furono i primi a comprendere le potenzialità delle sorgenti termali, i Romani furono maestri nel servirsene sistematicamente, fondando terme pubbliche in tutti i loro territori e garantendone le cure a tutti i cittadini, senza distinzione di censo.
Anche ad Ischia furono edificati edifici specifici, che pur non avendo la magnificenza delle costruzioni romane, riuscivano a sostenere numerose presenze ed intensi utilizzi.
Tra le più note, vanno ricordate le terme della sorgente di Nitrodi, a Barano d’Ischia, dove s’ergeva un tempietto dedicato ad Apollo ed alle Ninfe Nitrodie, considerate custodi delle acque.
Per quanto lo sfruttamento sistematico delle risorse sorgive sia di qualche secolo precedente alla nascita di Cristo, la storia geologica delle terme ischitane risale a ben 150 mila anni fa, quando l’isola fu colpita da violentissime esplosioni vulcaniche, capaci di rimestare le risorse del sottosuolo, particolarmente utili alla salute umana.
Solo in anni recenti s’è provveduto ad analizzare la composizione chimica delle sorgenti. Tra il 1988 e il 1998, sono state monitorati quasi tutti i pozzi e le fonti presenti sull’isola: 28 aziende termali presenti nel comune di Ischia, 22 nel comune di Casamicciola, 17 a Forio, 7 a Serrara Fontana, 7 a Lacco Ameno, 2 a Barano (un totale di 83).
Ne è emerso un dato essenziale: la temperatura delle acque, che scorrono nel sottosuolo, è assai diversa in rapporto alla zona di flusso e al luogo d’emersione e si assesta in un’ampissima forbice che va dai 18° ai 90°. Non è un dato marginale: anche dalla temperatura dipende l’efficacia delle acque nel contrasto alle molteplici patologie. La diversità termica così marcata consente alle acque ischitane d’essere utili nel fronteggiare problematiche assai eterogenee.
Gli esperti hanno, poi, suddiviso le risorse idriche in quattro categorie:
* Le acque bicarbonato-calciche;
* Le acque bicarbonato-alcaline;
* Le acque di transizione;
* Le acque alcaline, contenenti solfato e clorurato.