Ci sono posti nel Mediterraneo in cui la pesca conserva una dimensione romantica non disgiungibile dai protagonisti, le stagioni, le tecniche e soprattutto l’ambiente circostante. Ischia è sicuramente uno di questi. Per rendersene conto basta leggere una delle tante storie di mare dell’isola oppure, meglio ancora, venirci in vacanza provando però a vivere e a muoversi come uno/a del posto.
Insomma, provando a cogliere quei dettagli che quasi sempre sfuggono alla pubblicistica turistica e che invece sono necessari alla comprensione del “genius loci”, l’insieme dei fattori culturali, paesaggistici e ambientali che definiscono un territorio e i suoi cambiamenti. Cambiamenti che in più di qualche occasione rappresentano un ritorno al passato, sia pur riletto alla luce dell’attualità lavorativa e di mercato.
È il caso, per esempio, della pesca ai gamberi un tempo molto praticata sull’isola d’Ischia e poi scomparsa a favore di altre pesche più redditizie e relativamente meno impegnative. Negli ultimi anni, però, c’è chi ha pensato di riprendere questa pratica originariamente diffusa tra i pescatori di Testaccio e Sant’Angelo, proprio per differenziarsi dagli altri e ritagliarsi uno spazio autonomo di vendita.
Un prodotto, i gamberi, per la maggior parte importato dall’estero (Australia, Indonesia, Cambogia, Madagascar ecc.) e pescato con le reti a strascico che, come è noto, sono dannose per l’ecosistema marino. A Ischia, invece, la pesca ai gamberi si fa ancora con le nasse. Certo, oggi l’intelaiatura è metallica (o in plastica), non più realizzata quindi con la mortella, il lentischio e gli altri arbusti della macchia mediterranea ma, al netto di questo cambiamento tecnologico, la pesca è rimasta la stessa di un tempo.
Vediamola più nel dettaglio. Una pastura di sarde è l’esca che va nelle nasse. Queste vengono calate a una profondità di 2-300 metri su fondali sabbio-fangosi (ovviamente, nel rispetto dei limiti previsti dall’AMP Regno di Nettuno) e tirate su a distanza di 3-4 giorni. Una volta che si torna sul posto per alzare le nasse è fondamentale avere a bordo la nuova pastura per la successiva calata che avviene subito dopo aver raccolto il pescato.
Dopo la raccolta, i gamberi vengono sciacquati ripetutamente dal fango per poterli vendere, come da tradizione, appena attraccati in banchina. Una pesca antica, certamente meno invasiva delle reti a strascico, e perdipiù circoscritta ai mesi di novembre e dicembre. Perciò, se avete intenzione di venire a Ischia in questi mesi per la più classica fuga d’autunno, il consiglio è chiedere in giro (soprattutto dalle parti di Forio) dove è possibile mangiare gamberetti freschi di giornata. Non ve ne pentirete.
Ischia Vi aspetta!