Entro la fine del secolo l’anidride carbonica in atmosfera raddoppierà, toccando valori finora mai raggiunti. È questa la previsione condivisa dalla maggior parte della comunità scientifica, con tutta una serie di quesiti a latere sulle conseguenze per l’ambiente terrestre e marino. Già, perché gli oceani non sono immuni dal fenomeno, e anzi l’interesse scientifico verso l’acidificazione dei mari è elevato proprio per via del suo valore predittivo.
Il Castello aragonese e la vicina spiaggia della Mandra, nel comune di Ischia, sono due siti di emissione spontanea di anidride carbonica. Dai rispettivi fondali, tra l’altro a basse profondità (0 -3 mt. il Castello; 3 -6 mt. la spiaggia della Mandra), l’anidride carbonica risale dando luogo al suggestivo fenomeno delle “bollicine”, o come lo chiamano gli ischitani che ci convivono da sempre, “a vullutura”, tradotto la bollitura.
Si tratta di fumarole sommerse il cui studio – secondo la dott.ssa Maria Cristina Gambi dell’Istituto Zoologico Anton Dohrn – rappresenta una sorta di “finestra sul tempo”. Attraverso il loro monitoraggio, infatti, è possibile fare tutta una serie di ipotesi sugli scenari futuri legati alla diminuzione del PH marino a partire dagli effetti sulla biodiversità. In pratica, si tratta di studiare nel tempo l’adattamento delle specie alle mutate condizioni ambientali.
Da questo punto di vista, lo specchio acqueo attorno il Castello di Ischia Ponte rappresenta un eccezionale “case study”, specie i punti dove la diminuzione del PH (la neutralità del PH marino è 8.12) è simile alle previsioni avanzate per la fine del secolo (7.7 – 7.8) da scienziati e biologi marini. In verità, anche l’altro sito, quello nei pressi della Mandra è molto interessante per via dell’effetto di mitigazione svolto dalla prateria di Posidonia Oceanica presente.
In questa circostanza, infatti, gli scienziati registrano una sostanziale tenuta della fauna marina. Il motivo è che la Posidonia non solo assorbe l’anidride carbonica che risale dal sottosuolo ma, contemporaneamente, produce ossigeno ristabilendo l’equilibrio del PH. Da qui sono scaturite tutta una serie di riflessioni sulla necessità di tutelare questa pianta minacciata da azioni non rispettose dell’ambiente. Solo per dirne due: il diportismo selvaggio, in particolare nei weekend estivi, e la posa di tubi e cavi sottomarini.
Nel frattempo, a quelli qui descritti, si sono aggiunti altri due siti di emissione. Uno è la “Secca della Madonnina” tra Ischia e Procida; l’altro, spettacolare, è la Grotta del Mago tra Cartaromana e la baia di San Pancrazio. Insomma, le “bollicine” sottomarine sono l’ulteriore testimonianza del valore scientifico, oltre che turistico della “grande natura” dell’isola d’Ischia. Da vedere; da amare e soprattutto da proteggere. Vi aspettiamo!
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