Se vi accingete a fare il classico giro dell’isola in bus (ma anche in auto, in scooter, in bicicletta, a piedi) ricordate di visitare il Ciglio, a metà strada tra la frazione di Panza e il belvedere di Serrara. Si tratta di un piccolo villaggio rurale nel comune di Serrara Fontana, il cui topos, secondo leggenda, rimanderebbe alla presenza del gigante Tifeo sotto l’isola. Ciglio quindi starebbe per ciglia; allo stesso modo, Panza starebbe per pancia, Testaccio per testa e Piedimonte, anticamente Pejo, per i piedi del gigante condannato al supplizio eterno da Zeus.
Secondo una leggenda di tradizione orale, invece, le parti anatomiche sarebbero quelle di un grifone che infestava i casali dell’isola. La bestia sarebbe stata smembrata da San Giorgio l’Ammazzadraghi, patrono del borgo di Testaccio, o forse da San Michele, patrono di Sant’Angelo, entrambi raffigurati spesso nell’attimo di uccidere la creatura leggendaria.
Più probabile che “Ciglio” rimandi a “Giglio”, tanto è vero che la località è indicata nella cartografia dell’isola d’Ischia realizzata nel 1586 da Mario Cartaro (e allegata al famoso “De’ remedi naturali” di Giulio Iasolino) col topos “Lilium” termine latino che indica appunto il pregiato fiore.
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Come che sia, il rimando al giglio, simbolo di purezza – associato, tra l’altro, alla venerazione di Santa Restituta – spiega bene la bellezza di questo piccolo borgo sulla collina che domina il pianoro di Panza. Per accorgersene, bisogna inoltrarsi su per la stradina che corre di fianco la bella chiesa di San Ciro. Stiamo parlando di vico Pedicuozzo, una strada secondaria che sbuca, in linea d’aria, proprio sotto la famosa pietra Martone, mega blocco tufaceo che domina il versante sud-occidentale del Monte Epomeo.
Ed è proprio il tufo verde l’elemento caratteristico del Ciglio. Ne è interamente rivestita la bella chiesa di San Ciro prima ricordata; e sempre nel soffice tufo del Monte Epomeo sono state realizzate alcune civili abitazioni, mirabili esempi dell’antica architettura rupestre dell’isola.
Le altre attrazioni della località sono la vite e il coniglio, le colture principali della tradizione contadina dell’isola d’Ischia. Qui viene prodotto il “Sorriso” vino passito che è possibile assaggiare durante la rassegna della seconda metà di settembre “Andar per cantine“, e sempre nei ristoranti della zona viene preparato il piatto principe della gastronomia isolana, il celebre coniglio all’ischitana.
Insomma, vale per il Ciglio quel che abbiamo osservato per l’altro piccolo borgo di Succhivo. Sebbene il turismo abbia privilegiato altre località in giro per l’isola è in questi piccoli centri abitati che scoverete la vera essenza di Ischia, il suo “genius loci”.
Vi aspettiamo!
Amo il borgo Ciglio. Vivo in Veneto ma la mia mamma è originaria di questo borgo. Mio papà ha durante ultima guerra ha conosciuto mamma al ciglio. Io sono stata là la prima volta a 2 anni e poi ci sono tornata in estate con i genitori. Ho giocato con i miei cugini a piedicozzo e poi ho conosciuto mio marito proprio a ischia! Nel mio cuore e nella mia mente tornano spesso i profumi di questa terra! Finocchiettoselvatico, origano carciofini e il culurcio di pomodori condito con olio della nonna…E che dire della bevanda che ci faceva bere il nonno Antonio?!