Dal Trentino a Pantelleria, passando per le Cinque Terre e la Costiera Amalfitana, l’Italia possiede un tesoro per molti anni completamente dimenticato: i paesaggi terrazzati. Oltre al dato estetico e architettonico, i terrazzamenti hanno sempre assolto a un compito fondamentale: sottrarre suolo coltivabile a una natura difficile, ancorché generosa di frutti. Il loro abbandono è cominciato negli anni ’50 del secolo scorso, man mano che la meccanizzazione dell’agricoltura suggeriva soluzioni decisamente meno faticose.
A Ischia, invece, l’abbandono di questa tecnica colturale si spiega più con l’ascesa del turismo che con la comparsa della tecnologia. È stata “l’industria del forestiero”, insomma, a trasformare la classe bracciantile che per secoli aveva faticato nelle vigne isolane in lavoratori d’albergo e dell’indotto (ristoranti, negozi ecc.).
Da qualche anno, però, si assiste a una promettente inversione di tendenza. Si sta affermando, infatti, un nuovo modo di fare turismo che fa perno sul recupero delle specificità paesaggistico-ambientali. A Ischia il fenomeno è particolarmente evidente. Grazie soprattutto all’impegno di associazioni come il CAI, Slow Food, Epomeo In Sella e altre, tutta la fascia pedemontana dell’isola è oggetto crescente di attenzione e manutenzione.
Dal consolidamento del trekking come segmento turistico, alla riscoperta di colture autoctone come i “fagioli zampognari”, fino alla recente ristrutturazione delle “parracine”, sull’isola avanza un vero e proprio paradigma neo-ruralista che punta sulla valorizzazione di tutto ciò che è autenticamente tipico. I terrazzamenti sono senza dubbio un capitolo importante di questa nuova sensibilità, tanto più che sull’isola si osservano significative differenze tra il versante orientale e quello occidentale.
A Piano Liguori, per esempio, i terrazzamenti raggiungono pendenze del 60% e, quel che è più sbalorditivo, nella stragrande maggioranza dei casi non ci sono muri di contenimento a protezione delle balze. Sono le radici delle viti a trattenere il terreno impedendone frane e smottamenti. Un’agricoltura davvero eroica, dal momento che in questi contesti la meccanizzazione è quasi del tutto assente per oggettiva impraticabilità.
Nel versante sud-occidentale, invece, grosso modo da Serrara Fontana a Forio, le cose stanno in maniera diversa. I declivi sono relativamente più dolci e, soprattutto c’è una grandissima disponibilità di tufo verde largamente utilizzato dalle antiche maestranze agricole. Anche da questo lato dell’isola, però, c’è di che stupirsi. Le terrazze e le parracine venivano realizzate infatti anche dove l’orografia si faceva particolarmente difficile. Testimonianze significative in tal senso si riscontrano nella zona di Montecorvo (Forio), nei pressi del campo fumarolico del Bellomo e della Bocca di Tifeo.
Insomma, la riscoperta del paesaggio terrazzato dell’isola d’Ischia è un altro indizio di un cambiamento di mentalità che va ben oltre l’ambito locale. Non a caso, il paesaggio rurale storico dell’isola d’Ischia, insieme a quello della Costiera amalfitana, è oggetto di studio e confronto nel II convegno mondiale sui paesaggi terrazzati in svolgimento a Venezia e Padova dal 6 al 15 ottobre 2016. Magia dell’isola d’Ischia!
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