La Pasqua, sull’isola d’Ischia, non coincide soltanto con lo “start” della stagione turistica, ma anche con lo svolgimento di manifestazioni religiose ricche di spunti culturali e motivi folcloristici. Si comincia il Venerdì Santo, nella vicina Procida, con la suggestiva Processione dei Misteri, e si finisce il Lunedì Albis con il ballo della ‘ndrezzata a Buonopane, nel comune di Barano.
In mezzo, la Passione di Cristo e la Corsa dell’Angelo, le due manifestazioni che caratterizzano il weekend pasquale del comune di Forio. Specie l’ultima, che si tiene la domenica di Pasqua, “cattura” l’attenzione di migliaia tra fedeli e curiosi che partecipano con enorme pathos a questa processione a spalla che rievoca l’episodio evangelico dell’annuncio della Resurrezione di Cristo.
Palcoscenico dell’evento sono Corso Francesco Regine e Corso Matteo Verde, le due strade principali del centro storico del paese. Subito dopo la messa solenne nella Basilica Santa Maria di Loreto, ha inizio questa secolare rappresentazione (le prime tracce risalgono al 1618) organizzata dall’Arciconfraternita Santa Maria di Visitapoveri.
“Protagoniste” della processione sono le quattro statue lignee della Madonna, San Giovanni, Gesù e l’Angelo che si “rincorrono” per le vie del centro secondo un rituale complesso di cui fanno parte anche odi in latino volgare cantate a squarciagola dal coro dei pescatori assiepato nei pressi della fontana di Piazza Matteotti. “Restu, restu, sicuti sisti, alleluja…” lo speciale “Regina coeli” con cui il popolo di Forio saluta – prima e dopo – l’incontro dell’Angelo con Cristo Redentore (resurrexit sicut dixit, ora pro nobis Deum, alleluja).
Il momento più atteso, tuttavia, è l’incontro della Madonna con il Figlio Risorto. Lo “svelamento” del volto di Maria è salutato dalle campane a festa, dal lancio di coriandoli e dall’immancabile canto popolare.
Dopo l’annuncio della Resurrezione c’è la coda pagana della rappresentazione. Mentre, infatti, la statua della Madonna viene posta di fianco al Figlio, e l’Angelo corre un’ultima volta per salutare Cristo risorto, avanza lo stendardo dell’Arciconfraternita rappresentato da un pennacchio di piume di struzzo all’estremità di un pesante palo di castagno.
Il portatore, al momento stabilito, deve abbassare per ben 3 volte il pesante vessillo, avendo premura che non tocchi terra. Una prova di forza e abilità, che re-interpreta antichi riti di fecondazione della Madre Terra, allo scopo, benaugurale, di assicurarsi il buon andamento del raccolto per l’anno corrente. In questo senso, la Corsa dell’Angelo di Forio restituisce anche uno spaccato dell’antica stratificazione sociale del territorio, abitato perlopiù da contadini e pescatori, quella “doppia anima” di Forio e dell’isola d’Ischia su cui ci siamo più volte soffermati.
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