Meno di un’ora di aliscafo e venti minuti a piedi (in alternativa c’è la linea bus R4 da via Depretis a Piazza Dante). Tanto ci vuole, da Ischia, a raggiungere l’ingresso di “Napoli Sotterranea” nel cuore di “Spaccanapoli” a due passi dalla celeberrima San Gregorio Armeno.
Ne vale la pena? Assolutamente sì. Del resto, chi viene in vacanza a Ischia, quasi sempre si concede la classica “gita fuori porta”: Capri (solo l’estate), Procida, Pompei, la penisola sorrentina, la stessa Napoli; sono tante le cose da vedere ad appena poche miglia di navigazione.
Tra queste, appunto, anche il sottosuolo della città partenopea, crocevia di traffici secolari dai Greci, ai Romani fino alla seconda guerra mondiale, quando migliaia di napoletani si rifugiarono a oltre 40 metri di profondità, prima in fuga dai bombardamenti inglesi e poi dai rastrellamenti tedeschi all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre 1943 (da vedere i cimeli custoditi nel piccolo “Museo della Guerra”).
E, infatti, la visita guidata ripercorre tutte le fasi di quella che in origine, con i Greci, era una cava di tufo giallo, successivamente trasformata dai Romani in acquedotto per incanalare le acque del fiume Serino. L’acquedotto, nei secoli, si espanse sempre di più, assecondando il crescente fabbisogno idrico riflesso dell’ininterrotto aumento di popolazione.
Cunicoli, tunnel, cisterne, vere e proprie piazze sotterranee. Questo è il sottosuolo di Napoli, per secoli, prima che gli abitanti vi trovassero riparo, regno incontrastato dei “pozzonari”, gli addetti alla manutenzione delle cisterne che rifornivano d’acqua le case patrizie della città.
A proposito di queste maestranze sui generis fioccano le leggende. Per esempio, c’è chi sostiene che la figura del “monacello”, l’ambiguo fantasma presente, perlomeno dal ‘700 se non prima, nei racconti di tradizione orale della città, sia mutuata da questi lavoratori dal corpo minuto e l’abbigliamento monastico con saio e cappuccio. Vestiario che, chiaramente, serviva a ripararsi da un tasso di umidità rasente il 100%, ma utile anche a nascondere il viso quando si trattava di derubare qualche ricco signore in ritardo coi pagamenti.
Da vedere, lungo il tragitto, gli orti ipogei coltivati dallo staff di “Napoli Sotterranea”. Basilico, prezzemolo, rosmarino, fragole, melograni che crescono in un ambiente solo apparentemente ostile ma, a ben vedere, al riparo da smog e polveri sottili che invece avvelenano l’aria in supeficie.
L’escursione termina con la visita al teatro Greco-Romano di Vico Cinquesanti. Un antico teatro, dove pare si sia esibito anche il terribile Nerone, venuto alla luce al termine di laboriosa campagna di scavi “suggerita” da una corrispondenza privata del poeta romano Publio Papinio Stazio. In una missiva alla moglie, infatti, il poeta riferiva dell’esistenza di ben due teatri in città: uno scoperto e l’altro, appunto, sotterraneo. Ironia della sorte, l’accesso al teatro è in un tipico basso napoletano, un tempo adibito a deposito per le sigarette di contrabbando.
Insomma, se avete intenzione di visitare Napoli, non mancate l’appuntamento con “Napoli Sotterranea”. Due ore che volano via in fretta tra storia, cultura e botanica, ulteriormente arricchite dagli aneddoti delle guide che giornalmente accompagnano i visitatori alla scoperta del ventre della città. Da non perdere!
Maggiori informazioni sul sito www.napolisotterranea.org.
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