Se vivere su un’ isola significa mettere in conto che la storia si fa altrove, bisogna dire che a Ischia le cose stanno diversamente. Meglio ancora, è nel caso di Lacco Ameno (comune a nord dell’isola) che le cose stanno diversamente. È infatti a Lacco Ameno che, nell’VIII secolo a.C., si insediarono Calcidesi ed Eretriesi che fondarono Pithecusa, la più antica colonia della Magna Grecia, ed è sempre a Lacco Ameno che, nel 1955, l’archeologo Giorgio Buchner portò alla luce la famosa “Coppa di Nestore”, una delle primissime testimonianze di scrittura alfabetica greca.
Non solo. Negli stessi anni in cui Buchner effettuava i suoi scavi per conto della Soprintendenza di Napoli, nel più piccolo dei 6 comuni dell’isola aveva inizio, grazie soprattutto al Cav. Angelo Rizzoli, quell’agognato riscatto turistico che per anni portò a Ischia alcune delle personalità più importanti del mondo dello spettacolo, della cultura e della politica del ‘900. Ma non è finita, perché Lacco Ameno è storicamente assai importante anche dal punto di vista religioso. Qui, addirittura nel IV secolo, venne eretta una basilica dedicata a Santa Restituta, la martire africana che secondo diverse fonti della letteratura cristiana sbarcò esanime sulla spiaggia di San Montano proveniente dalle coste della Tunisia.
La devozione di Santa Restituta è ancora oggi molto sentita dagli abitanti di Lacco Ameno, di cui è patrona, e dell’isola d’Ischia, di cui è compatrona insieme a San Giovan Giuseppe della Croce. L’attuale Basilica Pontificia è stata costruita proprio sopra quella paleocristiana venuta alla luce, anche questa negli anni ’50, stavolta su impulso del rettore don Pietro Monti, sacerdote della parrocchia con il pallino dell’archeologia.
La chiesa è tra le più belle (secondo alcuni la più bella) dell’isola d’Ischia. Si trova al termine del corso Angelo Rizzoli, di fianco all’attuale municipio costruito dai frati Carmelitani, cui nel 1590 il vescovo di Ischia, Mons. Polverino, aveva ceduto chiesa e terreni adiacenti.
La Basilica di Santa Restituta è a pianta rettangolare e a navata unica. Il soffitto, come pure in altre chiese sull’isola (Santa Maria di Loreto a Forio e Santa Maria Maddalena a Casamicciola) è cassettonato e poggia su 24 coppie di colonne e capitelli corinzi. Quattro finestre per lato danno luce all’edificio che ha subito diversi interventi di restauro nel corso dei secoli. Il più importante dopo il terremoto di Casamicciola del 1883, a causa del quale fu necessario ricostruire per intero la volta con moderni (per l’epoca) criteri antisismici.
Una lapide di marmo, sulla destra appena dopo l’ingresso, ricorda solennemente l’inaugurazione della “nuova” Chiesa di Santa Restituta avvenuta il 2 luglio del 1886. Nell’incisione in latino è ricordata la figura di Gennaro Portanova, l’allora vescovo di Ischia che insieme all’Arcivescovo di Napoli, Cardinale Guglielmo Sanfelice, si prodigò per portare a compimento i lavori di restauro. Lavori poi proseguiti nel 1910 con il completamento della facciata e, come già accennato, nel 1951 con i lavori di scavo voluti da Don Pietro Monti. Insieme alla basilica paleocristiana (con annesso cimitero) gli scavi di Santa Restituta hanno portato alla luce numerosi altri reperti di età ellenistica, oggi visibili in parte nel Museo Archeologico di Villa Arbusto, in parte nell’area degli scavi il cui ingresso è sul sagrato della Chiesa.
Da ultimo, due piccoli ingressi sulla destra del portale principale conducono rispettivamente a una piccola cappella adiacente all’abside maggiore e alla sagrestia dove sono custoditi la maggior parte degli ex voto con cui i fedeli hanno omaggiato, e ancora omaggiano, la Santa africana celebrata ogni anno il 17 maggio.