“È l’unica fabbrica costruita colle vere regole e principi dell’arte, da chi nell’arte era ben provetto. Si spesero circa ducati dieciottomila, per fare un nido di uccelli, ed un ricovero di gente sospetta“.
Con queste parole, ironiche e sprezzanti, Giuseppe D’Ascia, autore di un’importante monografia sull’isola d’Ischia, riassume la vicenda di “San Sebastiano alle Pezze”, la chiesa, mai terminata, all’incrocio tra via Cava delle Pezze (ora Mons. Schioppa) e via Giovanni Castellaccio, nel comune di Forio.
L’edificio, abbattutto all’inizio del ‘900, è anche al centro di una leggenda popolare da cui, poi, è scaturito il noto proverbio locale: “Sei una Tolla“. Il riferimento è a una donna foriana – Vittoria o Vincenza, il suo nome – vissuta al tempo della peste nel 1656.
È sempre D’Ascia a parlarne, anche qui non proprio in maniera lusinghiera: “era una seppellitrice di cadaveri – scrive l’autore di ‘Storia dell’isola d’Ischia’ a proposito della donna – che ammonticchiava su piccola carretta e trasportava nella chiesetta di S. Sebastiano ritraendone per mercede gli oggetti del trapassato, e se questi erano preziosi li portava infilzati tutti in un laccio che portava sempre seco appeso al collo a guisa di collana, detta allora cannacca. Anche oggi è rimasto il proverbio, quando in Forio, una popolana si guarnisce di soverchio. Che! vuoi fare la cannacca a Tolla?”
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Sempre secondo D’Ascia, inoltre, anche Tolla fu attaccata dalla peste soccombendo, tuttavia, solo al terzo contagio. Un’aura di (quasi) immortalità che ha alimentato il mito di questa popolana, archetipo locale della ribellione femminile all’autorità maschile e patriarcale. Ribellione che assume, però, i connotati della follia e che aggiunge un ulteriore alone di negatività a una parrocchia, successivamente trasferita nella chiesa di Sant’Antonio Abate, poco distante dalla fontana di Piazza Pontone da cui, convenzionalmente, iniziano i vicoli saraceni di Forio.
La chiesa di San Sebastiano – che pure continua a esser parimenti nota come “Sant’Antonio Abate” -, a differenza dell’altra poi abbattuta, non è affollata di “gente sospetta“. Al contrario, già di primo mattino è meta di fedeli – tra cui, nel periodo estivo, molti turisti – intenti a recitare il rosario. Il fatto di trovarsi in un vicolo stretto non rende particolare giustizia all’imponenza della facciata recentemente ristutturata, mentre all’interno, degna di nota, v’è una statua della Madonna dell’Addolarata molto venerata a Forio.
Di fronte l’ingresso, alzando lo sguardo, fa bella vista un’edicola votiva, una delle tante di cui è disseminata Forio, specie i suoi vicoli. Una sorta di segnaletica simbolica che dà l’idea, insieme alla chiesa stessa, di quanto profondo sia il sentimento di fede a queste latitudini. Sentimento che – abbiamo visto – incrociando storia e leggende di tradizione orale contribuisce grandemente al fascino di Forio e della bella isola d’Ischia.
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