Cosa ci fanno un francese, un italiano e un norvegese a Ischia? Sembra l’incipit di una barzelletta e invece non lo è. I soggiorni ischitani di tre grandi personalità come lo scrittore, poeta e politico Alphonse De Lamartine, l’”eroe dei due mondi” Giuseppe Garibaldi e lo scrittore e drammaturgo Henrik Ibsen, sono tracce storiche importanti che ci consentono di retrodatare la fama turistica dell’isola per lo meno al XIX secolo e non, come spesso si sostiene, agli anni ‘50 del 1900.
Casamicciola, poi, ha una reputazione come stazione di cura e soggiorno che risale addirittura al ‘600 e non è un caso, quindi, che tutte e tre queste personalità abbiano trascorso le loro giornate ischitane in questa cittadina termale.
Dei tre, è Alphonse De Lamartine (1790 – 1869) l’uomo che più si è espresso sulle bellezze dell’isola d’Ischia. Il recupero di buona parte della corrispondenza privata di questa personalità controversa della Francia dell’800 ci permette di isolare alcuni appunti sull’isola che dimostrano ancora notevole forza espressiva, come si evince dalla missiva indirizzata il 30 settembre 1820 all’amico Louis Vignet. Scrive De Lamartine:
«Nel mezzo del mare di Napoli, non lontano da Capo Miseno […] si staglia un’isola di due o tre leghe di circonferenza coronata da una montagna a picco. […] Sui fianchi ondulanti di questa montagna sono sparse le più incantevoli casette, circondate da vigne, orti e boschetti. Ne ho affittata una e ci abito da un mese. Là passo il mio tempo a sognare, nei campi o in riva al mare, con Marianna (Mary Anne Birch, sua moglie). […] Se un destino, come non se ne vedono, mi desse più denaro di quanto posso averne e mi concedesse più di dodici mesi all’anno, verrei qui regolarmente a passarne sette o otto».
Nel 1844, un quarto di secolo dopo la prima visita, l’uomo, sempre insieme alla moglie, fece ritorno sull’isola, soggiornando anche in questa occasione nel comune di Casamicciola, poco distante dalla villetta presa in fitto la prima volta in località Sentinella.
Questo secondo soggiorno ischitano, dal 18 agosto al 19 settembre, fu molto prolifico dal punto di vista letterario. Le lunghe giornate trascorse nella quiete della Pagoda, sul lato sinistro di quel laghetto, nel comune di Ischia, che un decennio dopo sarebbe stato aperto a porto da Ferdinando II di Borbone, furono il tempo in cui lo scrittore francese lavorò con maggior profitto alla stesura del suo romanzo più famoso, quel “Graziella” che racconta l’amore idealizzato per una giovane procidana proveniente da una famiglia di umili pescatori. Di quel periodo anche due poesie, “Saluto dell’isola d’Ischia” e “Il giglio di Santa Restituta” che, insieme a quella scritta più di vent’anni prima, semplicemente “Ischia”, compongono un trittico da cui emerge l’amore profondo per un’isola di cui De Lamartine amava soprattutto la luce.
«Il sole radioso di questo tratto di cielo che trasfigura ogni cosa, anche la morte» è probabilmente la frase più celebre riferita a Ischia dell’autore francese.
Garibaldi (1807 – 1882) giunse invece sull’isola d’Ischia il 19 giugno 1864 su consiglio del suo medico curante preoccupato della recrudescenza della ferita al piede rimediata due anni prima nel famoso conflitto a fuoco con i bersaglieri in Aspromonte. Del soggiorno ischitano dell’eroe dei due mondi rimangono alcuni simpatici resoconti della stampa locale dell’epoca:
«Lo yacht de lo Duca de Sutherland, che lo portava arrivaje nnante Ischia a le 10,30 de la matina. Garibaldi non scennette nterra là pe llà, ma doppo avè ricevute paricchie visete a buordo, specialmente de lo Sinnaco d’Ischia nforma privata; mmerzo le 14,30 partette dinto a na varca pe Casamicciola. Pigliaje alloggio a la Casina de la famiglia Manzi, addò dinto a ppoco erano state fatte tutte li preparative. La popolazione de lo paese se scetaje comme da nu suonno, tanto fuje lo piacere a la ntrassata. La banna co lo Maggiore de la guardia nazionale de Forio, a lo momento de l’annunzio partette subito pe Casamicciola» […]
[Lo yacht del Duca di Sutherland che lo trasportava arrivò ad Ischia alle 10,30 della mattina. Garibaldi non scese subito, ma dopo aver ricevuto parecchie visite a bordo, specialmente del Sindaco d’Ischia in forma privata. Verso le 14,30 partì a bordo di una barca per Casamicciola. Prese alloggio alla Casina della famiglia Manzi, dove in poco tempo erano stati fatti tutti i preparativi. La popolazione del paese si svegliò come da un sonno, tanto fu l’improvviso piacere. La banda con il Maggiore della della guardia nazionale di Forio, appresa la notizia partì subito per Casamicciola].
Pare che la rumorosa Banda Musicale di Forio, capitanata dal Maggiore della Guardia Nazionale Giovanni Pezzillo, accompagnò Garibaldi anche al momento di lasciare definitivamente l’isola, dopo un mese esatto di permanenza durante il quale l’uomo e il suo entourage avevano lasciato quasi subito le Terme Manzi, preferendo la quiete di una villa patrizia, sempre nella parte alta di Casamicciola, di tale Saverio Zavota, uomo noto a Ischia per le sue simpatie liberali.
Per Henrik Ibsen (1828 – 1906) Ischia fu un’ulteriore tappa di un peregrinare umano e artistico fuori dalla Norvegia durato complessivamente 27 anni. Germania e Italia furono le nazioni che lo accolsero nella sua ostinata polemica contro la patria, rea, agli occhi di un uomo dal carattere difficile e profondamente ribelle, di non essere andata in soccorso ai fratelli danesi dopo l’occupazione della Danimarca per mano prussiana.
Panscandinavismo e anticonformismo sono i due elementi distintivi della poetica dello scrittore che – si racconta – i pescatori di Casamicciola avevano soprannominato “il fastasma”, perchè divertiti dall’incedere guardingo e serioso dell’uomo tra i loro gozzi sulla spiaggia.
Secondo il saggista e giornalista napoletano Roberto Minervini fu proprio durante il soggiorno casamicciolese che il drammaturgo norvegese realizzò un deciso cambio paradigmatico nella sua poetica, concedendo per la prima volta a una donna, Solvejg, il potere di redenzione di un uomo lacerato dalla sua voglia di rivolta e polemica contro l’ordine costituito. Il riferimento è a uno dei poemi drammatici più celebri dello scrittore, Peer Gynt, che la critica unanimente ritiene essere stato scritto tra Roma, Ischia e Sorrento.
La trama è incentrata sulla vicenda umana di un ragazzo che ostinatamente cerca di rinfrancarsi da una giovinezza vissuta in povertà e miseria a causa del padre alcolizzato, un tempo tuttavia uomo facoltoso e rispettato. A questa voglia di rivalsa Peer sacrifica tutto, pure l’amore per Solvejg che, ciononostante, aspetterà fedele tutta la vita il ritorno dello scapestrato amante, nel frattempo in giro per il mondo tra avventure surreali in cui si alternano equanimamente gloria e sconfitta.
Di sicuro a Ischia Ibsen conobbe e frequentò lo scrittore danese Jörgen Vilhem Bergsöe (1835 – 1911), anch’egli a Casamicciola per curare una fastidiosa gotta. Celebri le giornate trascorse da Ibsen insieme al collega e amico danese – e poi raccontate dallo stesso Bergsöe – alla scoperta delle bellezze naturalistiche dell’isola, dal Monte Epomeo, alla Valle del Tamburo a Casamicciola.
Insomma Casamicciola, già nell’800, ha anticipato quella vocazione, che poi nel secolo successivo sarà uno dei tratti distintivi dell’isola d’Ischia, ad attrarre quanto di meglio c’era in giro della cultura e dello spettacolo, in Europa e nel mondo. Artisti, scrittori, uomini pubblici che, ciascuno per la propria parte hanno fatto la storia delle rispettive nazioni e, spesso, anche ben oltre i confini nazionali.