C’è una lapide, subito dopo il portale d’ingresso della Chiesa dell’Annunziata, che racconta benissimo, meglio di tante parole, il sentimento di devozione che lega gli abitanti di Campagnano alla Parrocchia e al “paesello natìo” . L’incisione è dell’agosto del 1926 ed è un tributo degli abitanti di questo antico borgo contadino del comune di Ischia che agli inizi del ‘900 erano dovuti emigrare alla volta degli Stati Uniti.
C’è scritto:
“La fede e l’amore dei devoti di New York Brooklyn Princeton e California alla VERGINE ANNUNZIATA gloriosa patrona del paesello natìo dolce visione nella terra lontana questo pavimento di marmo hanno offerto solenne attestato d’imperituro affetto.“
Certo, la nostalgia è un sentimento comune, finanche banale, però ammirando il paesaggio e i panorami di Campagnano, ancora oggi ci si rende conto che non deve essere stato per niente facile lasciare un posto simile. Campagnano, per secoli è stato il fondo agricolo dei ricchi possidenti di Ischia Ponte, il villaggio dove le famiglie più in vista dell’antico “borgo di Celsa” avevano i loro poderi, con la cantina a piano terra e gli alloggi dei coloni poco distanti. Assai bella la descrizione che Giuseppe Orioli, uomo di cultura ed eccentrico viaggiatore, fece di questo esempio di casa ischitana, oggi purtroppo quasi del tutto scomparso:
“Se da Campagnano proseguite verso est – scrive Orioli – troverete sulla sinistra un nobile edificio del XVIII secolo con un pozzo al centro del cortile e i balconi panciuti in ferro battuto. Deve essere appartenuto a gente ricca. Ci si domanda chi fosse mai quella gente e che cosa l’avesse indotta a insediarsi in un luogo tanto inaccessibile. Il medesimo sentiero piega ben presto verso sud fino a un luogo detto Mazella, certamente dal nome del suo proprietario, e prosegue ancora divenendo sempre più disagevole, mentre il panorama diventa sempre più bello.”
(Giuseppe Orioli, Giro Indipendente dell’isola d’Ischia, Imagaenaria Edizioni, 2004)
Se, per assurdo, fosse oggi possibile rispondere a Orioli, si potrebbe suggerire che era proprio il panorama la ragione che aveva spinto i nobili ischitani a insediarsi “in un luogo tanto inaccessibile“. Non per ragioni estetiche o, per lo meno, non solo per quelle. Dall’alto, infatti, era possibile controllare agevolmente le proprietà lungo la costa, meglio ancora con il “di più” della magnifica vista del Castello Aragonese e delle “sorelle” Procida e Vivara.
Per rendersene conto bisogna raggiungere il borgo di Campagnano, a maggior ragione oggi che la strada e i sentieri non sono più disagevoli come quelli descritti negli anni ’30 del secolo scorso dallo scrittore ravennate.
Con l’auto e i mezzi pubblici si arriva agevolmente nel centro della piazza, di fronte alla bella chiesa dell’Annunziata. Da lì, il consiglio è incamminarsi lungo la strada che scorre laterale alla torre dell’orologio della chiesa per arrivare, al termine di una passeggiata di oltre un’ora, nel borgo di Piano Liguori a 325 metri sul livello del mare e quasi 3 chilometri dal porto di Ischia. Un luogo incantevole, dove è ancora il ciclo naturale delle stagioni a scandire il tempo dei contadini (pochi) rimasti ad abitarvi.
Magia dell’isola d’Ischia!!!
Continuando il percorso sono arrivata fino a Torre di mezzo!
E alla cantina di non so chi, tutto sembrava disabitato!
Il mio obiettivo era arrivare fino alle Torri e poi scendere da piano Liguori: ma pioveva ed era piuttosto freddo