Le coordinate economiche di un territorio non sono mai fissate una volta per tutte. Prima ancora di Casamicciola, che nel XIX secolo era il comune più avanzato dell’isola, c’è stata un’epoca in cui fu Barano a “menar le danze“. Non a caso, Via Giorgio Corafà, la prima strada di collegamento tra il borgo di Testaccio e la marina dei Maronti, veniva chiamata la “via del commercio” a causa dell’andirivieni lungo questo sentiero che termina appunto sulla spiaggia più grande e famosa dell’isola d’Ischia.
Non solo. Sempre da Testaccio, piccolo borgo marinaro in qualche modo”oscurato” dalle più famose Sant’Angelo e Ischia Ponte, sono passati e vissuti illustri personaggi: il vescovo irlandese George Berkley, cui è intitolata una prestigiosa università americana e, dopo di lui, il generale Giorgio Corafà su menzionato, munifico benefattore del comune (e della contrada) in cui trascorse gli ultimi anni della sua esistenza.
Dopo il ‘700 però le cose cambiarono. I traffici e il turismo incipiente si spostarono sul versante settentrionale dell’isola, lasciando Barano e l’intero lato sud in condizioni di arretratezza economica e sociale sottolineate nel tempo da diversi scrittori e intellettuali. Val la pena ricordare l’eccentrico libraio ravennate Giuseppe Orioli che nel 1931 in vacanza sull’isola d’Ischia si chiedeva, preoccupato, cosa sarebbe stato dei giovani ragazzi di Testaccio che lo scortavano per le strade della contrada nel suo Giro indipendente dell’isola d’Ischia:
“Potete essere certi di non restare mai soli a Testaccio – scriveva Orioli – perchè troverete sempre un nugolo di ragazzi a farvi scorta; ne abbiamo contati sino a quaranta che ci seguivano ovunque, e mai meno di venti. Questi ragazzi sono il fenomeno di Testaccio; (…) Che mai sarà di loro, per tacere dei loro figlioli? ”
Orioli aveva intuito, tra l’altro, che l’emigrazione sarebbe stata l’unica soluzione per questi giovani che, infatti, terminata la seconda guerra mondiale emigrarono da Testaccio, Buonopane e le altre contrade alla volta del Sud America. Specie in Argentina.
Poi, finalmente, sono arrivati il turismo e l’agognato benessere. Il turismo ha premiato in primis la splendida baia dei Maronti ma, già da qualche tempo, ci si è accorti che Barano è pure altro. Le acque miracolose della Fonte di Nitrodi, gli itinerari naturalistici dei “Sentieri della Lucertola”, senza dimenticare l’importanza storico-culturale, prima ancora che turistica, del ballo folcloristico della ‘ndrezzata. Sono questi gli “ingredienti” che oggi fanno “turismo” a Barano.
Perciò, occhio a non confondere una parte con il tutto. Dopo i Maronti, visitate la guardiola di Testaccio, percorrete Via Giorgio Corafà, raggiungete il belvedere di Candiano, trascorrete una giornata nella bellissima pineta di Fiaiano. Ne vale la pena!
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