“Anche per chi ha imparato l’italiano con un maestro fiorentino e con le migliori grammatiche e con metodi molto efficaci, sarà difficile parlare con loro, perché tutte parlano nel dialetto più oscuro, mescolato con una gran quantità di lemmi antichi, greci, latini, spagnoli e di altri sostrati linguistici”.
A scrivere non è un antropologo al cospetto di qualche comunità della Sicilia meridionale, ma un docente di Lingua e Letteratura tedesca – Kaden Woldemar il suo nome – e, soprattutto, il riferimento è alle donne di Serrara Fontana, il comune dell’isola d’Ischia che sta più in alto sul livello del mare.
L’appunto è della fine del XIX secolo e spiega bene la particolarità di questo territorio, la sua irriducibilità a un immaginario turistico di solo mare, spiagge e ombrelloni. Anche oggi che non vive più di sola agricoltura, Serrara Fontana resta aggrappata al suo passato, ad un periodo storico, nemmeno tanto lontano, in cui le pendici dell’Epomeo erano coltivate a granoturco e la paglia ricavata dalla lavorazione di questa fondamentale materia prima veniva venduta alle abili ricamatrici di Lacco Ameno per farne ceste, borse e altre suppellettili.
L’oscuro dialetto, con alcuni lemmi straordinariamente simili al siciliano, retaggio della breve dominazione siracusana sotto Gerone I, ci restituisce il dato profondo dell’insularità, talmente profondo che i dialetti dell’isola d’Ischia sono addirittura sette, con il foriano a dividersi la palma dell’incomprensibilità con quello di Serrara Fontana.
Questo comune però ha anche altri primati. Detto che è il più alto sul livello del mare, a Serrara Fontana appartiene anche la propaggine più meridionale dell’isola d’Ischia, la Torre di Sant’Angelo, un isolotto tufaceo che un piccolo istmo collega all’omonimo borgo.
Sant’Angelo, insieme a Ischia Ponte, è un’altra splendida testimonianza dell’architettura mediterranea, di un modo di concepire l’abitato dove la mancanza di un disegno urbanistico preordinato è compensata dal rispetto implicito di alcuni canoni estetici ben definiti, come il prevalente uso del bianco e di altri tenui colori pastello sulle facciate delle abitazioni.
Il borgo è idealmente diviso in due. La parte bassa, con una bellissima piazzetta che la valorizzazione turistica ha reso un posto molto chic con bar, ristoranti e negozi di grandi griffes. La parte alta dove c’è la Chiesa di San Michele Arcangelo, patrono del borgo, un piccolo cimitero e alcuni importanti hotel dall’esclusiva location. Il borgo, tra l’altro interamente pedonalizzato, ospita anche due importanti parchi termali, il Tropical e l’Aphrodite, a completamento di un’offerta turistica di prim’ordine, che è valsa a Sant’Angelo il paragone con la dirimpettaia Capri.
Detto della vocazione agricola, della sua parte turistica, è a Serrara Fontana che bisogna fare riferimento pure per scoprire i sapori della cucina di terra ischitana. Tra tutte le pietanze, svetta, “ça va sans dire”, sua maestà il coniglio, che da questo lato dell’isola viene preparato ancora alla maniera tradizionale, nel caratteristico tegame di creta (u’ tian) che è un “must” nelle case di moltissimi ischitani.
Mare, montagna, terme, agricoltura, gastronomia. A Serrara Fontana non manca niente! Anzi, la bellezza del meno abitato dei sei comuni dell’isola d’Ischia sta nel fatto che qui lo sviluppo turistico non ha scalfito le antiche radici contadine e marinare del territorio, che vive ancora felicemente sospeso fra tradizione e modernità.